L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, UNESCO, attraverso il trattato internazionale noto come Convenzione sulla protezione del Patrimonio Mondiale, Culturale e Naturale dell’Umanità, adottato nel 1972, riconosce come Patrimoni, Siti che per specificati e fissati valori costituiscono preziosa eredità a beneficio di tutti noi e, soprattutto, delle generazioni future.
Insostituibili testimonianze di un passato giunto sino ai nostri giorni, moltissimi siti, monumenti e luoghi dovrebbero incentivare la partecipazione di ognuno di noi ad iniziative, azioni e proposte finalizzate alla loro tutela, alla loro valorizzazione ed alla loro protezione.
Sappiamo che azioni in questa direzione - che non si configurano come attività di lobbying vere e proprie, anche se per percorsi e metodologie applicative appaiono del tutto similari - sono state avviate serie e numerose.
Parliamo, fra le tante, di quelle intraprese a vantaggio della città di Ancona, affinchè questa possa essere inserita nella Lista dei Siti del Patrimonio Mondiale, Culturale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO.
Riferimento del Medio-Adriatico per il suo ruolo economico, ma anche per sua la millenaria storia, la scenografica bellezza, il nucleo abitativo all’interno del quale si distribuiscono i più significativi monumenti, le sue strette ed irte vie, il suo Duomo affacciato sul mare, il suo Porto, candidare l’intera città a Patrimonio Culturale e Naturale dell’umanità, nasce, siamo convinti, dal desiderio di vedere riconosciuta la rappresentazione dell’arte che la caratterizza architettonicamente, come qualità da proteggere e preservare come testimonianza di una municipalità originalissima ed inimitabile.
Candidare la città di Ancona a Patrimonio Culturale significa, anche, riconoscere e premiare il suo millenarismo fuso di arte e storia, che compare nelle suggestive cornici ricordate, ma che rischia di disperdersi in rivoli di disinteresse, incuria, assuefazione, apatia.
Nel corso dei prossimi mesi, daremo sicuramente conto dell’esito del percorso di avvicinamento di Ancona a Sito da inserire nella lista del Patrimonio Mondiale e Culturale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO.
Ora, però desideriamo parlare anche dello stato dei Beni Culturali nel nostro Paese.
Il Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale risulta costantemente minacciato dal degrado, dall’incuria, dall’erogazione di misure economiche insufficienti ed inadeguate per la sua opportuna valorizzazione; prevederne una forma di salvaguardia e difesa significherebbe conservare un bene la cui sparizione originerebbe un depauperamento per l’intera umanità e non solo per la popolazione presso cui il Sito insisteva.
Parlare di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali nel nostro Paese (ma sarebbe così da ogni altra parte, oggi), però, potrebbe sembrare fuori luogo, in un momento come l’attuale, di severa ed assai grave congiuntura economica mondiale.
Potrebbe apparire come sconsigliato abbandono di tutti quegli sforzi riuniti in una solida coralità e finalizzati al superamento della tempesta economica in atto.
Sfiducia, scetticismo, inquietudine, preoccupazione, che stanno attraversando in maniera ubiquista l’Italia di questi mesi, richiedono sì, sforzi per giungere a soluzioni efficaci, e sì, progetti in grado di restituire la serenità trascorsa ed oggi perduta, ma impongono anche di non procedere trascurando qualcosa o lasciando qualcos’altro indietro; valorizzare i nostri Beni Culturali significa far acquistare valore a quel complesso di opere che da sempre costituisce una componente di gran conto - attraverso il turismo - della economia italiana, del suo consolidamento e perfino della sua crescita.
In questo periodo pregno di difficoltà saper scegliere e riuscire a prevedere gli effetti di certi provvedimenti è cruciale; esistono delle aree di criticità nei confronti delle quali intervenire, ma un decisionismo miope e settoriale che pianifichi ed attui misure tampone dimenticando tutto il resto non può che risultare sterile e fuori tempo.
Oggi si tende a riservare importanza a tutto ciò che si stima possa essere in grado di generare profitto o rilanciare l’economia; da qui nasce tutta quella serie di iniziative governative a sostegno di ben determinati settori e specificate categorie, che contiene quel vulnus, inaccettabile per tutti, di praticare considerevoli tagli di spesa a danno del settore della Cultura e dei Beni Culturali e paesaggistici.
Se tutto questo avviene atavicamente in ogni parte del mondo e principalmente nei momenti di crisi, nel nostro Paese, data la ricchezza storico-paesaggistica presente, non può essere tollerato.
Proviamo a considerare quello storico-culturale italiano davvero come un Patrimonio.
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