lunedì 9 maggio 2011

Affari esteri


8In questi ultimi tre mesi molti sono stati gli accadimenti internazionali di cui siamo venuti a conoscenza tramite i mezzi di informazione. Eccone elencati alcuni: l’esistenza di una diplomazia USA parallela a quella ufficiale, fatta di dispacci ufficiosi ed indiscrezioni; le tragiche vicende politico-rivoluzionarie degli Stati a sud del Mediterraneo, per le cui Popolazioni facciamo tutti il tifo; la guerra in Libia; l’evento sismico in Giappone ed il successivo allarme nucleare mondiale; l’uccisione di Osama Bin Laden, da parte delle truppe speciali americane in Pakistan. Mettendo da parte le spassose (se non fossero sciagurate, è chiaro) vicende italian-domestiche, esagerate mediaticamente dall’approssimarsi degli impegni elettorali amministrativi del fine settimana, pare opportuno soffermarsi brevemente ad analizzare la vicenda della morte del terrorista Bin Laden in Pakistan, per mano dei militari USA. Personalmente, avrei preferito parlare più della cattura di Bin Laden, piuttosto che della sua uccisione, innanzitutto perché la prima costituiva la ragione della guerra portata in Afghanistan da una coalizione internazionale a seguito degli eventi terroristici del 2001, poi, perché la sua uccisione che sarebbe dovuta essere una  fra le scelte possibili è diventata senza esitazioni l’unica opzione praticabile e di fatto praticata.
Dicono molti osservatori internazionali: si è preferita la vendetta alla giustizia; la vera giustizia era la vendetta; la vendetta è stata la giusta scelta.       
Aggiungono altri: avrebbe meritato, il terrorista, un processo regolare davanti ad una corte di giustizia internazionale; gli Usa hanno riservato a Bin Laden una pena corrispondente a quella esercitata da lui stesso, dieci anni prima; gli Stati Uniti si sono spinti più avanti, rispetto a quanto avrebbero dovuto.
Sottolineano, infine, maliziosamente, altri ancora: ma possibile che dopo dieci anni di guerra in Afghanistan, migliaia di morti fra civili e militari, ricerche del terrorista estese ai più diversi e stravaganti siti (montagne, gallerie scavate nella roccia..), operazioni di guerra condotte da militari plurititolati, si scopre che questi risiede indisturbato in un Paese confinante, da ormai sei anni e in una abitazione niente affatto fortezza?
Premettendo che Bin Laden  ha rappresentato ed esercitato in vita il male assoluto, che un mondo senza Bin Laden è un mondo più sicuro e libero, insieme a tanti altri mi domando preoccupato se la lex talionis non fosse in uso solo presso i popoli antichi (leggi: incivili)!

 

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