mercoledì 3 marzo 2010

Lobbies e corporazioni in Italia


boschiPoco tempo fa, Francesco Giavazzi, docente di Economia Politica alla Bocconi e stimato editorialista del Corriere della Sera, come già fatto in un libello di successo, è tornato a parlare dell’Italia e dei rallentamenti cui è soggetta lungo la strada dello sviluppo. Per Giavazzi l’Italia  è un “Paese in declino, grigio e prigioniero di se stesso; non premia il merito e preferisce la rendita al rischio dell’investimento. Al suo interno, le grandi Aziende invece di competere sui mercati si rifugiano in settori al riparo dalla concorrenza, mentre le corporazioni e gli ordini professionali sono arroccati in difesa dei propri privilegi. Quale, allora, la ricetta per cambiare direzione? Secondo Francesco Giavazzi “importante sarebbe riscoprire l’istituto della concorrenza” ed avvicinare le “due Italie presenti, formate da chi compete (e si impegna) e da chi è protetto (e guadagna)”. Giavazzi, poi, parla anche delle lobbies “che fanno il loro mestiere e che non provocherebbero danno a nessuno – visto che fanno solo i propri interessi – se nel sistema entro cui si muovono ci fossero concorrenza e regole chiare. Il problema è, quindi, introdurre più concorrenza e non solo regolamentare le lobbies”. Riprendiamo un esempio citato in passato da Giavazzi per descrivere la nostra Italia ingessata da privilegi e veti. Dice Giavazzi: “da noi un’aspirina costa il doppio che in Gran Bretagna, perché qui può essere acquistata solo in farmacia, a differenza di quanto avviene altrove; i farmacisti, in passato, hanno spiegato per settimane sui diversi media che sarebbe rischioso infatti lasciare liberi gli Italiani di comprare la quantità di aspirina che vogliono”.
Approviamo quanto detto da Giavazzi ed auspichiamo un intervento tempestivo ed efficace del legislatore, cosicché la distanza fra l’Italia e gli altri Paesi, soprattutto anglosassoni, possa essere almeno ristretta. Il sistema paese e soprattutto gli Italiani esprimerebbero riconoscenza!

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