giovedì 17 giugno 2010

Lobby dell'arte



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Un gruppo davvero speciale ed esclusivo, rappresenta quello dei valutatori di opere d’arte; ne parliamo oggi. Per discuterne, però, è necessario articolare una breve premessa, che consentirà di bene inquadrare questo gruppo - anche storicamente - all’interno dell’ambiente in cui si muove ed opera da decenni. A partire dal XIX secolo i parametri impiegati dagli esperti d’arte per le proprie valutazioni cambiano profondamente; l’artista infatti, a partire da quel preciso momento storico, non si esercita più in una rappresentazione oggettiva della realtà, ma propone manifestazioni artistiche soggettive e nuove forme espressive, lontane dai canoni tradizionali. L’artista, ora innovatore, riproduce una realtà filtrata dalle sue impressioni e mediata dalle sue osservazioni, che non è più l’imitazione di ciò che appare a tutti gli altri, ma una continua sperimentazione che sfocia nel progressivo disancoramento dal reale. Cosa deriva da tutto questo? Per prima cosa il ricordato affrancamento, da parte degli artisti, dall’eleborare in modo veristico le forme del mondo sensibile; poi, il consolidamento di un mercato dell’arte in cui l’aspetto economico prevale su quello estetico; quindi, la perdita di ogni riferimento per il compratore di opere d’arte, visto che i canoni di bello o brutto riferiti ad un’opera perdono sostanza (prima un quadro, ad esempio, veniva considerato bello se ciò che era rappresentato somigliava al soggetto o al paesaggio reale); infine - la cosa più importante, senza dubbio -, l’ascesa impetuosa del ruolo e della figura del critico d’arte, del cui giudizio debbono ora fidarsi gli acquirenti e il cui linguaggio comincia a divenire sempre più criptico e specialistico. I successi degli artisti, da questo momento in avanti, non sono più decretati dal pubblico, ma dai critici d’arte: solo se ha l’appoggio di questi un’opera avrà valore e solo se avrà valore l’opera sarà acquistata dai diversi compratori, che non l’acquistano (solo) per il piacere di ammirarla, ma perchè sono convinti che raddoppierà o triplicherà la quotazione iniziale nel volgere di pochi anni. Il potere dei critici d’arte è tale da riuscire a creare beni di cultura dal niente, attribuendo valore artistico ed economico a determinate produzioni (quadri più di ogni altra produzione: statue, ad esempio) e determinati autori, anche a danno di altri; non tragga in inganno il fatto che alcune opere possono essere acquistate solo da alcune privilegiate categorie di compratori, perchè il mercato, benchè occidentale, ha una estensione mondiale ed una trasversalità rilevante (dal petroliere con significativo capitale, allo sportivo con patrimonio investito nell’acquisto di opere d’arte). Inoltre, la pittura viene considerata dai critici come disciplina artistica d’eccellenza, perchè si esprime attraverso opere non riproducibili (come per musica e poesia, ad esempio), ma uniche e con conseguente elevato valore. Per questa ragione un quadro raggiunge, per opera non (solamente) dell’autore, ma del giudizio di chi controlla il mercato (critici e mercanti) quotazioni incredibili, indipendentemente dalla notorietà o meno di chi lo ha realizzato: la forza del gruppo dei valutatori d’arte consiste in questo, cioè nel saper convincere chi dispone di capitali ed è incompetente ad acquistare opere. Il gruppo ha una forza, un blasone ed uno spirito di appartenenza unico, ma la sua azione ha un limite spaziale ed applicativo di rilievo: riesce ad esercitare il potere di suggestione prevalentemente nelle discipline della pittura e della scultura e non in altre manifestazioni artistiche, come ad esempio l’architettura. Perchè non l’architettura? Perchè in questo caso la produzione artistica deve essere accompagnata da un necessario valore d’uso, sconosciuto alle opere pittoriche; per spiegare, poniamo il caso di una abitazione: per quanto disegnata e rifinita in ogni particolare da importanti designers o stilisti, se questa non sarà anche comoda e molto pratica non verrà assolutamente acquistata da alcuno. Quindi, più il valore d’uso di una produzione sarà alto, meno il cliente potrà essere raggirato; la conseguenza sarà che il gruppo dei critici d’arte sarà meno abile a vendere e, al contempo, forte.

 

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