domenica 21 luglio 2013

Pacifisti in mimetica




Ho assistito ad una protesta organizzata nei confronti di una Amministrazione comunale marina, perché questa si è "permessa di pensare" di destinare un'area semiperiferica della città (altrimenti in disuso) a parcheggio scambiatore per le corse degli autobus. Ragazzi dei centri sociali, di organizzazioni pacifiste (come se fosse una guerra), di partiti di orientamento radicale, ma anche persone adulte che hanno combattuto per una vita l'autorità legittima e legittimata salvo poi lavorare nella Pubblica Amministrazione, hanno sfilato, protestato ed urlato parole contro Sindaco e Giunta. Ciò che mi ha colpito di più di tutta l'iniziativa sono state le contraddizioni delle persone in mimetica protagoniste: le decisioni spettano loro, non all'autorità votata e preposta al ruolo; il fatto che molta gente pronunciasse parole con accenti di altri luoghi; la circostanza che la quasi totalità delle persone indossasse uno o più capi mimetici. Mi fermo su questo punto perché è forse il più spassoso all'interno di una vicenda che altrimenti dovrebbe indurre tutti a riflessioni serie e prolungate; lo faccio, per ipotesi, rivolgendomi direttamente ai protagonisti della vicenda: perché mai la scelta dell'abbigliamento militare? Considerate chi pensa diversamente da voi un nemico da combattere? Avete per caso, voi pacifisti, nostalgia delle guerre? Può un pacifista, o persona di partiti/movimenti estremi schierati da sempre contro la guerra, evocare guerre e battaglie come mezzo per far passare le proprie idee? Infine, non c'è contraddizione fra l'essere pacifisti e vestirsi con abiti mimetici, che pur di moda richiamano alla mente trincee, assalti al nemico, armi tattiche e in generale violenza?

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