domenica 28 ottobre 2007

Raffreddamento...

Con il termine raffreddamento si intende qui descrivere quell’intervallo di tempo che deve intercorrere, necessariamente, nella transizione tra dimensione pubblica e privata da parte di quei soggetti che hanno ricoperto incarichi di rilievo all’interno delle istituzioni e che passano poi a rappresentare gli interessi di un’azienda privata. iceberg
Raffreddamento, quindi come misura atta ad evitare pericolose commistioni fra poteri (politici ed economici in questo caso) e, contemporaneamente, momento di frapposizione in ciascuna consecuzione carrierizia in cui si passi dall’essere soggetto decidente a soggetto portatore di interesse.
Tutti questi passaggi devono essere disciplinati da un complesso di norme chiaro ed univoco che, in taluni casi, possa prevedere forme di divieto e situazioni di incompatibilità; l’attenzione invece è posta solo sul momento dell’accesso a ciascuna carica pubblica in quanto, taluni soggetti, sono spesso portatori di interessi e generatori così di palesi e macroscopici conflitti.
L’altro momento, il passaggio cioè dalla dimensione pubblica a quella privata di ex-governanti, ex-parlamentari, ex alti burocrati, risulta essere completamente ignorato, cosicché questi ultimi, terminato il loro mandato, impiegano esperienze, conoscenze e competenze acquisite in aziende private in rapporto anche con le istituzioni statali.
Una seria e rigorosa legge sulla materia del lobbying deve assolutamente prevedere un termine di tempo di raffreddamento tenendo conto anche del sistema dello spoil-system che pure in Italia si comincia ad applicare a tutti gli alti dirigenti dello Stato a seguito e come conseguenza della formazione di ogni nuovo governo. A deputati, senatori e funzionari statali dovrebbe essere impedito di esercitare attività di rappresentanza per conto di società private in relazione con lo Stato, per un certo numero di anni successivi alla scadenza del loro mandato. Tutto questo per evitare possibilità di ingerenze ed influenze all’interno di parlamenti e settori della pubblica amministrazione in cui si è operato ed in cui si può godere di certe “entrature” e beneficiare di rapporti di privilegio.
Con un corpo di regole incisive e vigorose, che ricomprendano appunto anche l’istituto del raffreddamento, può essere evitato lo strutturarsi di una ragnatela di rapporti autoreferenziali e relazioni che impediscono pluralità e concorrenza in ciascun processo di formazione della decisione pubblica.
E come si presenta la situazione in Europa?
Nel contesto europeo ex primi ministri e cancellieri, a fine mandato e senza alcun passaggio intermedio, sono diventati dirigenti e portatori di interessi di grandi aziende multinazionali. Nessun tipo di norma ha potuto ingiungere loro condizione di sorta e a nulla è valso lo stupore e lo sconcerto di tutti.
…E negli Stati Uniti d’America?
RaffreddamentoLì, normative sulla materia del lobbying e codici di condotta morale non impediscono il fortificarsi e diffondersi della revolving door e cioè del passaggio di ex politici alla sfera privata attraverso una “porta girevole” che apre loro solide e assai ben remunerate carriere.
Un giorno, ad un congress-man americano, fu chiesto cosa pensasse dell’impiego di ex governanti da parte di importanti aziende. Egli rispose, sorridendo, così: “Mio caro signore, le due attività hanno in comune il concetto fondamentale di rappresentanza; intendendo con essa l’agire sempre ed esclusivamente su mandato di interessi particolaristici”!


...Ultime dalla Presidenza del Consiglio

Palazzo ChigiNumerosi giornali, nei giorni scorsi, hanno riportato la notizia secondo la quale sarebbe pronto un disegno di legge a firma del ministro Santagata, volto a regolamentare l’attività di lobbying in Italia. Tutti si augurano una sicura e celere concretizzazione del provvedimento, visti i precedenti e numerosi tentativi volti a disciplinare la materia e miseramente falliti.
In diversi articoli sono stati elencati e analizzati i cardini su cui poggerà il disegno di legge; tre in particolare saranno i principali: il riconoscimento del diritto di lobbying; registrazione del lobbista presso l’autorità; massima trasparenza nell’esercizio dell’attività.
Innanzi tutto, il fatto che il tentativo regolatore abbia il suo incipit dal governo, con la conseguente forma del disegno di legge, induce ad un complesso di riflessioni:
1. Il governo riconosce lo sviluppo precipitoso di quest’attività;
2. Ritiene opportuno legiferare così da liberare il campo da pregiudizi e luoghi comuni;
3. Intende istituzionalizzare una pratica che avviene comunque e che potrebbe generare zone d’ombra se non svolta trasparentemente e linearmente;
4. Crede sia giunto il momento di uniformarsi alla legislazione di altri paesi, in cui l’attività del portatore di interessi è considerata insostituibile.
Da una parte c’è il riconoscimento, quindi, dall’altra non dovrà però mancare il tratteggiamento del percorso formativo per il futuro lobbista che abbia inizio dallo studio di discipline mirate, prosegua con un’esperienza formativa di perfezionamento e si concluda con un attestato o una patente abilitativa alla professione previo superamento di un esame rigoroso.
Il disegno di legge dovrebbe fungere anche da stimolo per il futuro lavoro parlamentare allo scopo di essere migliorato, ottimizzato e condiviso.
Un elemento essenziale deve essere la menzione del destinatario dell’attività di lobbying con l’esplicitazione di una lista che contenga nomi di membri di governo a tutti i livelli (parlamentari, dirigenti, ma soprattutto i componenti dello staff visto che sono spessissimo i veri competenti nelle diverse materie ed, in sostanza, i reali decisori).santa 
Il disegno di legge dà valore e riconoscimento all’attività del lobbista, lo inquadra in un processo decisionale in cui interagisce senza sostituirsi ad altri attori (i partiti, ad esempio), mira al contempo, a reprimere forme corruttive di intermediazione oltre a legittimare il lavoro di un numero sempre crescente di persone: insomma, costituisce un punto di partenza perfettibile e sicuramente suscettibile di continui apporti; ci auguriamo possa essere nella condizione di schivare possibili tentativi di insabbiamento.



domenica 7 ottobre 2007

jasper flag


Stati Uniti. Lobbying.
Petrolio: breve racconto di inizio secolo (scorso)


 


1918: siamo in America. Il Senato degli Stati Uniti decide ostinatamente (per ben tre volte!) di non ratificare l’atto di adesione alla Società delle Nazioni. Il trattato costituiva il più qualificante fra i 14 punti elaborati dal Presidente di allora, Woodrow Wilson, allo scopo di salvaguardare la pace ed il rispetto del diritto da parte dei popoli dopo la rovinosa esperienza della Prima Guerra mondiale. Il Partito Repubblicano decide il candidato da contrapporre al democratico ed inviso Presidente Wilson:si tratta di Warren Gamaliel Harding, giornalista dell’Ohio già fiero oppositore, in Senato, di Wilson e di tutta la sua politica. Il criterio adottato per la scelta, risulta quanto mai singolare:il nome di Harding al Partito, viene suggerito (imposto!) da Harry Dougherthy, uomo d’affari dell’Ohio rappresentante la lobby dei petrolieri. Inutile parlare della forza di questa, all’interno della convenzione (come in tutto il paese, del resto!) e della sua capacità di far valere istanze e persone. Nel 1920 Harding viene eletto Presidente degli Stati Uniti con circa sette milioni di voti in più dell’avversario democratico. Dunque, sembrerebbe una scelta sensata e di spessore quella compiuta dal Partito con il concorso degli industriali del petrolio: ma in questo episodio l’abilità del rappresentante Dougherthy, ha contribuito più al realizzarsi di una evoluzione democratica (scopo precipuo di ogni attività di lobbying) o ad un  suo rallentamento o travisamento? La segnalazione/imposizione di Harding è dunque opportunità od obbligo? Qualcuno potrebbe pozzo petrolio 01asserire che il passaggio elettorale successivo allontana speculazioni ed ombre! Giusto, ma basta osservare quanto compiuto dal Presidente, una volta eletto, per solleticare riflessioni e chiarire interrogativi:molti suoi grandi elettori sono cooptati al governo malgrado evidenti conflitti d’interessi (Mellon, ministro del tesoro, ad esempio, era banchiere e imprenditore siderurgico); tutti gli sforzi sono volti a ridurre la pressione fiscale nei confronti di ricchi ed imprenditori; la cessione di giacimenti petroliferi statali favorisce solo taluni privati;viene tracciata una decisa virata verso un liberismo sfrenato ed affaristico. E’ chiaro come il momento elettorale, qui, costituisca l’unica isola d’imprevedibilità e dubbio all’interno di un progetto, elaborato dal portatore d’interessi,altrimenti perfetto e sicuro. Non può meravigliare se  l’attenzione del legislatore americano sia indirizzata, a seguito di questo come di molti altri episodi,a disciplinare minuziosamente ogni aspetto della vita democratica del paese, stabilendo regole e comminando sanzioni. Non deve meravigliare nemmeno l’autorità di cui gode una  stampa incline all’inchiesta e capace di esercitare sempre più il ruolo di watch-dog proprio delle istituzioni.Di strada da percorrere ce n’ è ancora molta. Soprattutto se  guardando aldilà dell’oceano, a distanza di quasi un secolo rispetto all’episodio esposto, ,noteremo incredibilmente l’interazione fra gli stessi attori (lobbies dei petrolieri, vice-presidenti affaristi,liberismo, stampa inquirente)con le medesime pratiche!