Buon Natale a tutti i lobbisti e...
a tutti i visitatori!!!
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Il position paper, abbiamo più volte detto, costituisce lo strumento essenziale del portatore di’interesse in quanto presenta un’opinione sostenibile circa una sua issue o una questione ben determinata.
E’ un documento importante per il decisore pubblico in quanto gli trasmette non solo domande, ma gli fornisce informazioni, pareri e dati a supporto delle argomentazioni del rappresentante d’interesse, nella sua interazione con quest’ultimo.
Il position paper è in genere uno scritto succinto, raramente supera le due cartelle, snello ed efficace perché ha come scopo convincere le audience verso cui è indirizzato che il punto di vista presentato è fondato e valido. I fatti sono raccontati con semplicità, con un linguaggio comprensibile ma sono trattati approfonditamente visto lo scopo di persuadere il decisore pubblico e di dimostrare la marcata competenza nella materia trattata da parte del redattore. [...]
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L’associazione culturale Società Libera organizza il 29 novembre 2007 ,presso Piazza del Collegio Romano ex chiesa S.ta Marta a Roma, il convegno in ricordo di Nicola Matteucci: Il Liberalismo per un mondo in trasformazione.
Nicola Matteucci è stato una tra le personalità che più ha contribuito alla diffusione della cultura nel nostro Paese. A circa un anno dalla sua scomparsa sarà ricordata da eminenti personalità del mondo accademico, scientifico, giornalistico ed intellettuale, la sua figura ed il suo insegnamento.
L’organizzazione dell’evento costituisce una delle tante attività di Società Libera,lobby liberale, che pone l’attenzione sulla società italiana, sugli avvenimenti che in essa si succedono, sul livello di liberalismo che la caratterizza o che la dovrebbe caratterizzare in tutti i suoi ambiti.
Forse è mancato coraggio, forse fantasia, forse accortezza e lungimiranza; il fatto acclarato è che niente come lo scandalo che lo scorso anno ha investito il mondo del calcio, neologisticamente definito “Calciopoli”, avrebbe dovuto dare avvio ad un processo di rinnovamento, anzi, di sovvertimento delle regole che sino a quel momento avevano fornito ad esso un indirizzo.
Si sarebbe dovuto riscrivere completamente lo statuto del mondo del calcio: un gruppo di lavoro esperto e composto da tutte le parti caratterizzanti il settore, avrebbe dovuto procedere alla stesura di una sorta di costituzione, con norme chiare e per niente soggette ad interpretazione.
L’apogeo del documento avrebbe dovuto comporsi di articoli capaci di segnare una netta inversione di corso rispetto al passato: chiari riferimenti alla propria indipendenza rispetto ad altri domini pubblici; direzione pluralistica affidata ad un organo alieno da qualsiasi "nomina in quota"; funzioni e competenze territoriali dell’organo ed esplicitazione, altresì, di situazioni di responsabilità e reità oggetto di sanzione; introduzione, soprattutto, della figura del rappresentante d’interesse delle società di calcio.
Trascurando i punti qualificanti menzionati, prendiamo in considerazione l’ultimo, relativo alla necessità di istuituire il portatore d’interesse delle società di calcio: la sua istituzione sarebbe davvero stata un rinnovamento se non una rivoluzione!
Vediamone i motivi: i vergognosi avvenimenti succedotisi e venuti alla luce lo scorso anno, ricompresi nella definizione giornalistica “Calciopoli”, sono stati originati da forme deviate di intermediazione e contatto tra società di calcio e organi dirigenti. Sostanzialmente si pilotavano i risultati delle partite attraverso la designazione guidata di arbitri compiacenti, corruzione di dirigenti di squadre avversarie, pressioni all’indirizzo di altri soggetti come calciatori, collaboratori di arbitri, procuratori sportivi e perfino giornalisti; ebbene, quanto sarebbe stato più trasparente e rettilineo se avessero agito rappresentanti di società, in relazione diretta con l’azionista di maggioranza o presidente della stessa, iscritti in appositi registri in grado di rappresentare gli interessi della società e capaci per abilità personale di riuscire a farli riconoscere e valere presso gli organi decidenti?
Pensiamo ad un sistema efficiente che possa e debba subentrare ad un altro tortuoso, contraddittorio e reso volutamente oscuro. Il rappresentante di interesse potrebbe costituire il fulcro del nuovo sistema calcistico in Italia, perché sarebbe un professionista formato ed istruito, a conoscenza del mondo del calcio e sostituirebbe molte altre professionalità previste dagli organigrammi delle varie società (responsabile relazioni esterne, vicepresidenti esecutivi, direttori generali, ambasciatori di società presso altre istituzioni...), sarebbe riconosciuto e stimato perché agente con trasparenza e responsabilità, sarebbe in grado di conciliare gli interessi propri ed immediati con quelli collettivi di tutti gli altri. Difesa quindi, dei propri diritti senza ledere quelli di altri.
Facciamo un esempio: una squadra di calcio del Sud deve giocare in trasferta al Nord, in notturna; il portatore di interesse della prima squadra si batterà presso la nuova Lega Calcio affinché la gara sia anticipata al pomeriggio perché, altrimenti, la sua squadra sarebbe penalizzata. Infatti i calciatori della squadra del Sud non sono abituati al clima freddo ed alla nebbia a differenza dei giocatori della squadra del Nord; il campo di calcio sarebbe ghiacciato e quindi inadatto a giocatori abituati a superfici scorrevoli e cedevoli; inoltre molti componenti della squadra del Sud provengono dal Brasile a differenza di quelli della squadra del Nord in prevalenza Tedeschi.
Tutto questo per dire che la gara in notturna potrebbe essere compromessa da una sperequazione in partenza a vantaggio della squadra ospitante e non sarebbe assolutamente corretto visto che si dovrebbe partire da un comune punto iniziale. Il portatore di interesse dovrà essere capace di far valere le sue istanze: quanto più ci riuscirà tanto più sarà bravo.
Ma in passato come si sarebbe proceduto?
La squadra ospitante si sarebbe adoperata per addivenire ad una designazione arbitrale compiacente, avrebbe contattato i dirigenti della squadra avversaria accordandosi per non procurarsi reciproco danno attraverso promesse di future alleanze, prestiti di giocatori, comuni iniziative di marketing, sinergie contro altre squadre. Si sarebbe insomma fortificato un sistema di alleanze, avverso ad ogni casualità, includente ed escludente al medesimo tempo.
Un rappresentante di interesse di società di calcio, in grado di interfacciarsi con tutti gli altri soggetti anche stranieri (pensiamo agli organismi sovra-nazionali come FIFA, UEFA o Federazioni estere), con una cultura della concorrenza e non più della sopraffazione, potrebbe ed avrebbe potuto eliminare dal mondo del calcio privilegi e clientelismi, ostacoli allo strutturarsi di una cultura aperta e regolata in cui pratiche stabili di corruzione e scambi di favore non potranno che costituire ricordi da cancellare. In sostanza varrebbe la seguente equazione: trasparenza nella gestione dei rapporti = riduzione(eliminazione) di corruzione e vischiosità.
Con il termine raffreddamento si intende qui descrivere quell’intervallo di tempo che deve intercorrere, necessariamente, nella transizione tra dimensione pubblica e privata da parte di quei soggetti che hanno ricoperto incarichi di rilievo all’interno delle istituzioni e che passano poi a rappresentare gli interessi di un’azienda privata.
Raffreddamento, quindi come misura atta ad evitare pericolose commistioni fra poteri (politici ed economici in questo caso) e, contemporaneamente, momento di frapposizione in ciascuna consecuzione carrierizia in cui si passi dall’essere soggetto decidente a soggetto portatore di interesse.
Tutti questi passaggi devono essere disciplinati da un complesso di norme chiaro ed univoco che, in taluni casi, possa prevedere forme di divieto e situazioni di incompatibilità; l’attenzione invece è posta solo sul momento dell’accesso a ciascuna carica pubblica in quanto, taluni soggetti, sono spesso portatori di interessi e generatori così di palesi e macroscopici conflitti.
L’altro momento, il passaggio cioè dalla dimensione pubblica a quella privata di ex-governanti, ex-parlamentari, ex alti burocrati, risulta essere completamente ignorato, cosicché questi ultimi, terminato il loro mandato, impiegano esperienze, conoscenze e competenze acquisite in aziende private in rapporto anche con le istituzioni statali.
Una seria e rigorosa legge sulla materia del lobbying deve assolutamente prevedere un termine di tempo di raffreddamento tenendo conto anche del sistema dello spoil-system che pure in Italia si comincia ad applicare a tutti gli alti dirigenti dello Stato a seguito e come conseguenza della formazione di ogni nuovo governo. A deputati, senatori e funzionari statali dovrebbe essere impedito di esercitare attività di rappresentanza per conto di società private in relazione con lo Stato, per un certo numero di anni successivi alla scadenza del loro mandato. Tutto questo per evitare possibilità di ingerenze ed influenze all’interno di parlamenti e settori della pubblica amministrazione in cui si è operato ed in cui si può godere di certe “entrature” e beneficiare di rapporti di privilegio.
Con un corpo di regole incisive e vigorose, che ricomprendano appunto anche l’istituto del raffreddamento, può essere evitato lo strutturarsi di una ragnatela di rapporti autoreferenziali e relazioni che impediscono pluralità e concorrenza in ciascun processo di formazione della decisione pubblica.
E come si presenta la situazione in Europa?
Nel contesto europeo ex primi ministri e cancellieri, a fine mandato e senza alcun passaggio intermedio, sono diventati dirigenti e portatori di interessi di grandi aziende multinazionali. Nessun tipo di norma ha potuto ingiungere loro condizione di sorta e a nulla è valso lo stupore e lo sconcerto di tutti.
…E negli Stati Uniti d’America?
Lì, normative sulla materia del lobbying e codici di condotta morale non impediscono il fortificarsi e diffondersi della revolving door e cioè del passaggio di ex politici alla sfera privata attraverso una “porta girevole” che apre loro solide e assai ben remunerate carriere.
Un giorno, ad un congress-man americano, fu chiesto cosa pensasse dell’impiego di ex governanti da parte di importanti aziende. Egli rispose, sorridendo, così: “Mio caro signore, le due attività hanno in comune il concetto fondamentale di rappresentanza; intendendo con essa l’agire sempre ed esclusivamente su mandato di interessi particolaristici”!
...Ultime dalla Presidenza del Consiglio Numerosi giornali, nei giorni scorsi, hanno riportato la notizia secondo la quale sarebbe pronto un disegno di legge a firma del ministro Santagata, volto a regolamentare l’attività di lobbying in Italia. Tutti si augurano una sicura e celere concretizzazione del provvedimento, visti i precedenti e numerosi tentativi volti a disciplinare la materia e miseramente falliti.
In diversi articoli sono stati elencati e analizzati i cardini su cui poggerà il disegno di legge; tre in particolare saranno i principali: il riconoscimento del diritto di lobbying; registrazione del lobbista presso l’autorità; massima trasparenza nell’esercizio dell’attività.
Innanzi tutto, il fatto che il tentativo regolatore abbia il suo incipit dal governo, con la conseguente forma del disegno di legge, induce ad un complesso di riflessioni:
1. Il governo riconosce lo sviluppo precipitoso di quest’attività;
2. Ritiene opportuno legiferare così da liberare il campo da pregiudizi e luoghi comuni;
3. Intende istituzionalizzare una pratica che avviene comunque e che potrebbe generare zone d’ombra se non svolta trasparentemente e linearmente;
4. Crede sia giunto il momento di uniformarsi alla legislazione di altri paesi, in cui l’attività del portatore di interessi è considerata insostituibile.
Da una parte c’è il riconoscimento, quindi, dall’altra non dovrà però mancare il tratteggiamento del percorso formativo per il futuro lobbista che abbia inizio dallo studio di discipline mirate, prosegua con un’esperienza formativa di perfezionamento e si concluda con un attestato o una patente abilitativa alla professione previo superamento di un esame rigoroso.
Il disegno di legge dovrebbe fungere anche da stimolo per il futuro lavoro parlamentare allo scopo di essere migliorato, ottimizzato e condiviso.
Un elemento essenziale deve essere la menzione del destinatario dell’attività di lobbying con l’esplicitazione di una lista che contenga nomi di membri di governo a tutti i livelli (parlamentari, dirigenti, ma soprattutto i componenti dello staff visto che sono spessissimo i veri competenti nelle diverse materie ed, in sostanza, i reali decisori).
Il disegno di legge dà valore e riconoscimento all’attività del lobbista, lo inquadra in un processo decisionale in cui interagisce senza sostituirsi ad altri attori (i partiti, ad esempio), mira al contempo, a reprimere forme corruttive di intermediazione oltre a legittimare il lavoro di un numero sempre crescente di persone: insomma, costituisce un punto di partenza perfettibile e sicuramente suscettibile di continui apporti; ci auguriamo possa essere nella condizione di schivare possibili tentativi di insabbiamento.
Stati Uniti. Lobbying.
Petrolio: breve racconto di inizio secolo (scorso)
1918: siamo in America. Il Senato degli Stati Uniti decide ostinatamente (per ben tre volte!) di non ratificare l’atto di adesione alla Società delle Nazioni. Il trattato costituiva il più qualificante fra i 14 punti elaborati dal Presidente di allora, Woodrow Wilson, allo scopo di salvaguardare la pace ed il rispetto del diritto da parte dei popoli dopo la rovinosa esperienza della Prima Guerra mondiale. Il Partito Repubblicano decide il candidato da contrapporre al democratico ed inviso Presidente Wilson:si tratta di Warren Gamaliel Harding, giornalista dell’Ohio già fiero oppositore, in Senato, di Wilson e di tutta la sua politica. Il criterio adottato per la scelta, risulta quanto mai singolare:il nome di Harding al Partito, viene suggerito (imposto!) da Harry Dougherthy, uomo d’affari dell’Ohio rappresentante la lobby dei petrolieri. Inutile parlare della forza di questa, all’interno della convenzione (come in tutto il paese, del resto!) e della sua capacità di far valere istanze e persone. Nel 1920 Harding viene eletto Presidente degli Stati Uniti con circa sette milioni di voti in più dell’avversario democratico. Dunque, sembrerebbe una scelta sensata e di spessore quella compiuta dal Partito con il concorso degli industriali del petrolio: ma in questo episodio l’abilità del rappresentante Dougherthy, ha contribuito più al realizzarsi di una evoluzione democratica (scopo precipuo di ogni attività di lobbying) o ad un suo rallentamento o travisamento? La segnalazione/imposizione di Harding è dunque opportunità od obbligo? Qualcuno potrebbe asserire che il passaggio elettorale successivo allontana speculazioni ed ombre! Giusto, ma basta osservare quanto compiuto dal Presidente, una volta eletto, per solleticare riflessioni e chiarire interrogativi:molti suoi grandi elettori sono cooptati al governo malgrado evidenti conflitti d’interessi (Mellon, ministro del tesoro, ad esempio, era banchiere e imprenditore siderurgico); tutti gli sforzi sono volti a ridurre la pressione fiscale nei confronti di ricchi ed imprenditori; la cessione di giacimenti petroliferi statali favorisce solo taluni privati;viene tracciata una decisa virata verso un liberismo sfrenato ed affaristico. E’ chiaro come il momento elettorale, qui, costituisca l’unica isola d’imprevedibilità e dubbio all’interno di un progetto, elaborato dal portatore d’interessi,altrimenti perfetto e sicuro. Non può meravigliare se l’attenzione del legislatore americano sia indirizzata, a seguito di questo come di molti altri episodi,a disciplinare minuziosamente ogni aspetto della vita democratica del paese, stabilendo regole e comminando sanzioni. Non deve meravigliare nemmeno l’autorità di cui gode una stampa incline all’inchiesta e capace di esercitare sempre più il ruolo di watch-dog proprio delle istituzioni.Di strada da percorrere ce n’ è ancora molta. Soprattutto se guardando aldilà dell’oceano, a distanza di quasi un secolo rispetto all’episodio esposto, ,noteremo incredibilmente l’interazione fra gli stessi attori (lobbies dei petrolieri, vice-presidenti affaristi,liberismo, stampa inquirente)con le medesime pratiche!
Negli Usa le pratiche lobbistiche sono sempre state associate alle parole "bribes" (bustarelle), "booze" (alcol), "broads" (donne)! Niente male per un Paese che regola queste attività dal 1946 attraverso il Federal Regulation of Lobbying Act!! Per non parlare poi del Primo Emendamento alla Costituzione del 1791 (diritto del popolo di rivolgere petizioni al Congresso per rimediare ai torti subiti) da interpretarsi ancora come primo atto teso a favorire l'interscambio fra parti private e pubbliche.
Il provvedimento più recente, il Lobbying Disclosure Act del 1995, introduce il termine contatto come comunicazione scritta tesa ad influire su leggi, regolamenti ed altro; definisce la figura del lobbista; impone la sua registrazione presso i segretari di Camera e Senato; prevede cospicue sanzioni per i trasgressori allo scopo di arginare possibili, pericolose derive.
In America il lobbista è un professionista che opera in determinati settori e che fornisce expertise al decisore generalista concorrendo trasparentemente al consolidarsi del processo democratico. Da qui pubblicità e trasparenza come modelli assolutamente da esportare. Dove? Certamente in Italia, visto che a Bruxelles la rappresentanza degli interessi è considerata misura indispensabile nell'ambito di una struttura con procedimento decisionale nettamente negoziale. In Italia manca, nonostante ammirevoli ma infruttuosi tentativi, un'istituzione della prassi lobbistica tale da rendere più democratica la scelta ed il provvedimento pubblico ed arginare radicali distorcimenti del protocollo democratico come clientelismo ed assemblearismo (l'unico aspetto regolamentato della materia riguarda le audizioni).
Forse pluralismo e chiarezza dovrebbero essere iniettati all'interno di un sistema tutt'ora incapace di autogenerarli e forse anche di accoglierli. Prima ancora, altresì, dovrebbero evolversi e correggersi il giudizio e le congetture di taluni decisori ignari dell'utilità della competenza e dell'esperienza di cui sono portatori, scopertamente, molti rappresentanti d'interessi.
Che città Camerino!! Sorge sul clivo di un tipico poggio delle Marche. Un ritaglio di terra lontano dal mare e dal suo clima temperato. Non soffre certamente per questo! Anzi!! Una coltre di neve, in inverno, è solita coprire ed ornare le mura fortificate e le irte via che longitudinalmente l'attraversano.
Spesso l'aria gelida sembra strozzare le altrimenti robuste grida dell'ortolano al mercatino delle erbe locale; eppure tutti vivono bene a Camerino, nessuno vorrebbe partire e cessare di godersi panorami emozionanti, vicoli selciati col cesello, gruppi di casupole in fondo alle scese.
Camerino accoglie le persone con le stesse buone maniere che era solita riservare, in passato, a viandanti e pellegrini che la raggiungevano dopo aver percorso quei sentieri divenuti ora strade orlate di piante e colonie di fiori.
Ebbene sì! E' in questa città che vengono formati i nuovi talenti della comunicazione, i futuri rappresentanti e portatori d'interessi. Sono molti ad identificare Camerino con i suoi corsi per lobbista e questi con la città. Professionalità ed abilità trovano esercizio in questo lembo di territorio. I corsisti sono stimolati accortamente nelle inclinazioni ed attitudini e sono sapientemente allenati a guardare lontano: un po' come la stessa Camerino che da sempre volge lo sguardo ben oltre le coltivate colline che la circondano.